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INTERVENTI VIRTUOSI

progetti di successo lungo le coste italiane

RIQUALIFICAZIONE DELLA SPIAGGIA DEI CONIGLI A LAMPEDUSA

Spiaggia dei Conigli

C’è un prima e un dopo, in positivo, per la spiaggia dei Conigli a Lampedusa. Fino agli anni Novanta versava in un profondo stato di degrado, il versante roccioso stava franando per la scomparsa della tipica vegetazione a gariga e nella stagione estiva migliaia di turisti invadevano l’area con auto e motorini, mentre la spiaggia era occupata da attività abusive e rifiuti. La riqualificazione della spiaggia è cominciata nel 1996 con l’assegnazione a Legambiente Sicilia della tutela e gestione della riserva naturale.

Attraverso progetti cofinanziati con risorse europee, nazionali e regionali è stata avviata la riqualificazione dell’area, con la messa in sicurezza e rinaturalizzazione dei versanti attraverso la messa a dimora di oltre 10mila piante autoctone, la demolizione di edifici abusivi, la creazione di un percorso pedonale di accesso alla spiaggia con info-point e una cartellonistica di informazione sul valore ambientale dell’area.

Senza dimenticare la delimitazione e segnalazione delle aree accessibili, in modo da tutelare i nidi delle uova di tartaruga. Le tartarughe Caretta caretta, proprio grazie agli interventi realizzati e alla cura dei volontari nella gestione, tornano ogni anno a depositare le uova nella bellissima spiaggia. Nel 2015, gli interventi realizzati hanno ricevuto la menzione speciale per la qualità dell’intervento da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

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Punta Perotti

L'ABBATTIMENTO DELL' ECOMOSTRO DI PUNTA PEROTTI A BARI 

A Bari nel 1999 chi volgeva lo sguardo dal centro storico verso Sud (allora pericoloso e poco frequentato) lo trovava chiuso da un enorme edificio di 11 piani ortogonale al mare. Oggi l’ecomostro di Punta Perotti non c’è più e al posto di quell’edificio si trova la frequentatissima spiaggia urbana di “Pane e Pomodoro”. Senza dimenticare che il Centro Storico è pieno di attività e turisti che percorrono le meravigliose strade bianche di pietra.

Il complesso era un vero e proprio "mostro edilizio" di 300 mila metri cubi costituito da 3 grandi edifici di 13 piani, ciascuno costruito praticamente in riva al mare. Era grande 10 volte il famoso albergo Fuenti della costiera amalfitana, il capostipite e paradigma del genere, abbattuto dopo una lunghissima battaglia giuridica.

Ciò nonostante, la Corte europea ha condannato nel 2018 l'Italia per la confisca del complesso. I giudici di Strasburgo hanno condannato il paese per la violazione della proprietà privata di tutti e cinque i ricorrenti, definendo la misura di confisca messa in atto nei loro confronti "sproporzionata".

Tuttavia non hanno stabilito una cifra esatta che l'Italia dovrà versargli come risarcimento. La condanna per la violazione del diritto al rispetto della proprietà privata discende direttamente da altre violazioni. I giudici hanno stabilito che le quattro società "non sono mai state imputate in alcun processo per abusivismo" in quanto la legge in vigore non lo consentiva, e quindi l'Italia ha violato il principio di "nulla poena sine lege".

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Molentargius

LA RIQUALIFICAZIONE DEL PARCO NATURALE MOLENTARGIUS-SALINE A CAGLIARI

A Cagliari, alle spalle della spiaggia del Poetto, accanto alle antiche Saline, non si trova più uno stagno degradato con auto abbandonate e edifici abusivi come accadeva fino agli anni Novanta.

Oggi il meraviglioso stagno di Molentargius ospita colonie di fenicotteri, garzaie e cavalieri d’Italia. Dopo aver rischiato di essere prosciugato e diventare, negli anni Sessanta, un quartiere per trentamila abitanti, oggi è un ecosistema unico nel Mediterraneo, un parco di 1.500 ettari con intorno le periferie di Cagliari e Quartu, vissuto ogni giorno da centinaia di cittadini e turisti che lo percorrono a piedi o in bici per andare al mare o per godere del paesaggio. 

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DALL'ECOMOSTRO AL PARCO: L'ABBATTIMENTO DELL'HOTEL FUENTI

Hotel Fuenti

Il pugno nell’occhio, il “misfatto ecologico esemplare”, lo scempio: in una parola – coniata apposta da Legambiente per definirlo – l’ecomostro.

L’Hotel Fuenti, “l’edificio abusivo più famoso d’Italia” era stato costruito nel 1971 in barba a ogni vincolo paesaggistico, estetico e morale: arroccato su una preziosa scogliera di tufo nei pressi di Vietri, sulla costiera amalfitana, era a pochi passi dalla Torre di Bassano e interrompeva, come una violenza, il flusso di bellezza della costa campana.
La struttura era enorme: sette piani, 150 metri di lunghezza per 34mila metri cubi di cemento.
Poi, come spesso succede, il risultato finale era un po’ diverso dal progetto: gli sbancamenti realizzati avrebbero potuto mettere a rischio la tenuta di tutta la scogliera.

E così, anche grazie a un comitato di protesta molto agguerrito, furono tolte licenza e nulla-osta, l’edificio venne confiscato per passare al (parziale) abbattimento. 
Nel frattempo la parola ha preso piede, ed “ecomostro” non è più solo l’Hotel Fuenti, ma anche ogni edificio abusivo o non abusivo che danneggia in modo irreparabile la bellezza del paesaggio. 
Dopo numerose vicende politiche e ricorsi nel 1999 iniziarono i lavori di demolizione, che hanno risparmiato una parte delle strutture cementizie e il pesante basamento della struttura.
La proprietà rimasta della famiglia Mazzitelli ha permesso che questi ultimi presentassero altri progetti tra cui l’ultimo del 2004 ha previsto la realizzazione di un Giardino mediterraneo, che consiste in un parco, di proprietà di Maria Teresa Mazzitelli, con alberi, vigneti, uno stabilimento balneare e un porticciolo turistico.
Un progetto finalmente in linea con il paesaggio e il rispetto dell’ambiente.

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LA DEMOLIZIONE DELLO SCHELETRO DI ALIMURI, IN ATTESA DI RIQUALIFICAZIONE

Alimuri

Dopo cinquant'anni l'ecomostro di Alimuri, lo scheletro di cemento di un albergo abusivo mai completato, una orribile costruzione sulla costa di Meta di Sorrento, è collassato su se stesso per effetto delle microcariche di esplosivo piazzate nei pilastri di cemento. Si è completata così l'operazione di risanamento ambientale voluta dal Comune di Vico Equense. Alle 13.49 del 30 novembre 2014 un boato intenso, e i 18mila mq dell'ecomostro si sono accartocciati su se stessi.

Un enorme nuvola di polvere si è alzata , spinta dal forte scirocco verso punta Scutolo, in penisola sorrentina. Decine di imbarcazioni e centinaia di persone sulla spiaggia di Meta hanno salutato con fischi e applausi la deflagrazione.
Nessun detrito significativo è finito in mare. L'operazione, è oggetto di una istanza di risarcimento e di controversie che ancora si trascinano con i proprietari, tra i quali figura anche Anna Normale, l'imprenditrice che è moglie del parlamentare europeo del Pd Andrea Cozzolino, candidato alle primarie da governatore alle prossime regionali.
Dopotutto l’area non è ancora fruibile.

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GIU' LO SCHELETRO DI PALMARIA, MA IL FUTURO E' ANCORA INCERTO

Palmaria

E’ imploso su se stesso, avvolto in densa nuvola di fumo bianco, lo ‘Scheletrone‘ dell’isola Palamaria, ecomostro che da più di 40 anni deturpava una delle zone più suggestive della Liguria. Una vittoria per l’associazione ambientalista Legambiente che aveva inserito la struttura tra le prime cinque da demolire a livello nazionale, insieme all’albergo Alimuri a Vico Equense, le palazzine sulla spiaggia di Lido Rossello ad Agrigento, il villaggio abusivo di Torre Mileto nel Foggiano e la Palafitta di Falerna sulla costa calabrese.

La vicenda dello ‘Scheletrone’ iniziò nel 1968, quando il sindaco di Portovenere rilasciò una concessione edilizia per la realizzazione di un albergo e di un residence di 45 appartamenti, con annessi servizi e infrastrutture. Dopo pochi mesi, però, i lavori vennero interrotti, su disposizione della prefettura, che rinviò a giudizio sia i titolari della società che il sindaco, lasciando sull’isola lo scheletro della struttura, da cui il nome dell’ecomostro.

Quasi 35 anni dopo, nel 2002, venne finalmente raggiunto un accordo tra la Regione Liguria, il Comune di Portovenere e la Sovrintendenza per i beni architettonici della Liguria, per l’abbattimento dell’edificio.
 

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