top of page
amalfi-2305361.jpeg

REGULATING COASTAL ZONES

International Perspectives on Land Management Instruments

REGULATING COASTAL ZONES

International Perspectives on Land Management Instruments

edited by Rachelle Alterman and Cygal Pellach

Routledge Edizioni. Londra 2020

Copertina Regulating coastal zones.tiff

Rachelle Alterman è professore (emerito) di pianificazione urbana e diritto presso il Technion — Israel Institute of Technology e ricercatore senior presso il Neaman Institute for National Policy Research. Dirige il Laboratorio di diritto della pianificazione comparata e diritti di proprietà (PLPR). E' presidente fondatore della International Academic Association on Planning, Law and Property Rights. 

​

Cygal Pellach ha conseguito una laurea in pianificazione presso l'University of New South Wales, Sydney, Australia, and un master in pianificazione urbana e regionale presso Technion – Israel Institute of Technology. Attualmente sta completando un dottorato, sempre al Technion, sotto la supervisione di Rachelle Alterman.

​

​

Recensione di Giulia Motta Zanin*

Il volume, curato da Rachelle Alterman e Cygal Pellach, affronta il tema della gestione delle aree costiere focalizzando l’attenzione sulla regolazione e gli strumenti di gestione del territorio. Fra i pregi del lavoro, assume particolare rilievo l’ampia e rigorosa analisi comparativa sulla quale si fonda il confronto fra i diversi casi internazionali trattati nel volume. Ciò che emerge immediatamente è l’intenzione delle curatrici di affrontare il tema partendo dalla consapevolezza delle difficoltà che gli Stati europei ed extraeuropei hanno nel gestire queste aree così fragili e complesse. Infatti, Alterman e Pellach sono partite dalla loro esperienza di coordinatrici dell’ormai concluso progetto europeo Mare Nostrum, progetto triennale (2013-2016), finanziato dall'Unione Europea e coordinato dal Technion-Israel Institute of Technology, che ha esplorato nuovi modi per migliorare le politiche di tutela delle coste del Mediterraneo, colmando il divario giuridico-istituzionale nella gestione.


È passato ormai più di mezzo secolo dall’introduzione del concetto di Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) ma, nonostante l’esistenza di una cornice legislativa composta dalla Raccomandazione Europea sulla GIZC del 2002 e dal Protocollo GIZC del Mediterraneo del 2008, sono pochi i Paesi che hanno fatto passi significativi nel modificare il proprio quadro normativo relativo al territorio costiero e nell’avviare pratiche coerenti con i principi della GIZC. Le curatrici ipotizzano che ciò possa essere dovuto al fatto che la cornice legislativa europea della Gestione Integrata delle Zone Costiere ha la forma di una raccomandazione non vincolante e che le funzioni del Protocollo GIZC del Mediterraneo sono più simili a quelle di un documento politico che a quelle di una norma internazionale vincolante.

​

L’aspetto più interessante e innovativo di questo volume è il modo in cui le curatrici hanno deciso di impostare e strutturare il lavoro, che denota una profonda conoscenza e consapevolezza degli aspetti fondamentali per gestire efficacemente le zone costiere. Sin dalla prima parte del volume emergono gli obiettivi e la metodologia utilizzata per mettere in luce le diverse prospettive internazionali riguardo agli strumenti di gestione del territorio, in particolare delle aree costiere, particolarmente complesse e fragili.
Per fare ciò, Alterman e Pellach hanno individuato quindici casi diversi tra loro, suddivisi tra paesi europei non mediterranei (Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Germania, Portogallo), mediterranei soggetti al Protocollo GIZC (Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Grecia, Malta, Turchia e Israele) e internazionali non soggetti a regolamentazioni (Australia e Stati Uniti d’America).
Dall’analisi si nota la diversità degli approcci gestionali adottati. La Danimarca ad esempio, a differenza dell’Italia, non prevede un’area demaniale ben definita, stabilendo che il diritto di proprietà delle aree costiere possa essere sia pubblico che privato, imponendo però lungo tutta la fascia di rispetto (generalmente di 300 metri), la protezione da qualsiasi tipo di opera che possa modificare l’uso del suolo. Inoltre, nel regolamento danese vi è un chiaro riferimento anche al tema dei rischi legati al cambiamento climatico: sono individuate le aree soggette a inondazioni o erosione costiera e, in caso di sviluppo urbano in quelle aree, è prevista l’adozione di appropriate misure di mitigazione.

​

Per permettere un’efficace comparazione dei casi di studio, sviluppati da autori diversi per ogni Paese, le curatrici del volume hanno individuato due tipologie di parametri. La prima, demarcazione dei territori e diritti di proprietà, è legata alle delimitazioni dell’uso del suolo e alla chiarezza della delimitazione definita dalle norme in materia di proprietà privata e diritto di accesso pubblico all’area costiera; la seconda, istituzioni e governance, riguarda la normativa e gli strumenti di governance, con particolare riferimento ai processi di pianificazione degli usi del suolo, alle azioni volte a promuovere consapevolezza del cambiamento climatico, alle relative regolamentazioni e alle misure necessarie perché queste siano rispettate, alla partecipazione pubblica, all’integrazione e coordinamento delle politiche che hanno impatti diretti e indiretti sulle aree costiere. Ciò che le curatrici ritengono essenziale nelle norme in materia di tutela delle aree costiere, è trovare un modo efficace per prendere in considerazione non solo gli aspetti legati alle pressioni sull’ambiente naturale, che fino ad oggi hanno ricevuto maggiore attenzione, ma anche le pressioni legate allo sviluppo del territorio che sta a ridosso della costa.
In conclusione, l’interesse principale di questo volume consiste nell’essere il primo a sviluppare un’analisi comparata della gestione integrata delle zone costiere in diversi Paesi, assumendo due diverse prospettive: quella legislativa e della definizione tecnico-giuridica delle componenti essenziali delle zone costiere, e quella legata alla pianificazione, alla governance e alla consapevolezza dei problemi delle aree
costiere, con particolare a quelli legati al cambiamento climatico. È un libro molto denso di concetti e informazioni, che si aprono a ulteriori approfondimenti e ricerche da parte dei lettori. Con un’avvertenza: la ricerca comparata che assume quale punto di vista questioni giuridiche e di politiche pubbliche non consente di individuare buone pratiche trasferibili da un contesto a un altro. Il lettore è quindi chiamato ad osservare il caso nazionale di proprio interesse da una prospettiva esterna e comparativa, lasciando spazio a nuovi punti di vista e di riflessione.

*Chi è Giulia Motta Zanin_ Laureata in Pianificazione e politiche per la città, il territorio e l’ambiente presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2020 conclude il dottorato di ricerca in Rischio e sviluppo ambientale, territoriale ed edilizio, presso il Politecnico di Bari con la tesi dal titolo “Investigating experiential knowledge for Integrated Coastal Zone Management in the Mediterranean”. È assegnista di ricerca presso il Dipartimento DICATECh del Politecnico di Bari e cultrice della materia in Tecnica e pianificazione urbanistica.

Attualmente collabora al progetto STIMARE – Strategie Innovative per il Monitoraggio e Analisi del Rischio Erosione, finanziato dal MATTM con il coinvolgimento a carattere multidisciplinare di ingegneri costieri e meccanici, geologi, ecologi, geomatici e pianificatori del territorio.

bottom of page