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CONTRIBUTI

scritti degli esperti

ARTICOLI E BREVI SAGGI

scritti
Contributo Paltrinieri

UN GREEN NEW DEAL PER LE NOSTRE COSTE

di Diego Paltrinieri, CoReMa Spiagge

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Se è vero, come ha detto Salvatore Settis, che l’offesa al paesaggio “non riguarda solo la forma del paesaggio e dell’ambiente e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e che ci affliggono, ma chiama in causa un complessivo declino delle regole del vivere comune”, questo studio testimonia che solo una seria ed efficace inversione di rotta delle politiche sulla gestione delle coste italiane può dare una prospettiva e un futuro allo sviluppo del turismo, che non può prescindere dallo stato di salute dei nostri litorali.

È oramai un dato di fatto che troppo spesso gli interventi di protezione dei litorali sin qui realizzati, hanno mostrato risultati ben al di sotto delle attese o hanno addirittura fallito l’obiettivo, con enorme spreco della risorsa pubblica e con impatti ambientali e paesaggistici devastanti.

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La proliferazione delle opere artificiali sulle nostre coste e il crescente consumo di suolo nella fascia litoranea sono avvenuti negli ultimi 50 anni con un crescendo sempre più incontrollato, dove ha prevalso una politica di interventi emergenziali, sempre più orientata alla sola salvaguardia del sistema economico che ruota attorno al territorio. Come se la bellezza dei luoghi non fosse uno dei pilastri su cui si fonda uno sviluppo turistico sostenibile.

QUALE FUTURO PER I TERRITORI COSTIERI?

di Angela Barbanente, Politecnico di Bari

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Le coste italiane non si possono più permettere di vedere ogni anno sparire chilometri e chilometri di paesaggi, semplicemente perché le norme di tutela non funzionano, affidandosi, nelle 12 Regioni costiere in cui non sono in vigore i Piani paesaggistici previsti dal Codice dei Beni culturali, alla discrezionalità di funzionari regionali e Soprintendenze. La prospettiva da scongiurare è che litorali, spiagge, foci fluviali e aree naturali indifese vengano progressivamente, anno dopo anno, trasformati dal cemento.

La soluzione in questo caso è semplice: occorre estendere da un lato il sistema delle aree naturali protette costiere e dall’altro fermare l’ulteriore trasformazione di paesaggi con caratteri naturali e agricoli, fissando un vincolo di inedificabilità fino a 1 chilometro dal mare in tutte le regioni sprovviste di Piano paesaggistico. Una chiara indicazione di tutela di questo tipo è la precondizione per ragionare in maniera trasparente e condivisa di interventi di trasformazione delle parti costruite, per valorizzarne le potenzialità turistiche, riqualificarle da un punto di vista statico, energetico, ambientale.

È la sfida a una nuova stagione di pianificazione lungo la troviamo nel contributo di Angela Barbanente che, giustamente, invita a superare i retaggi di una concezione della tutela che ha generato arcipelaghi di vincoli, spesso circondati dal degrado, quando invece i territori hanno bisogno di strumenti diversi oggi per accompagnarne in modo corretto e flessibile le trasformazioni: regolativi, progettuali, di partecipazione, di governance.

Una «via strategica» per salvare le coste

di Enzo Pranzini, Università degli Studi di Firenze

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Dalle pagine de Il Manifesto del 24.07.2020.

 

Il 43% delle spiagge italiane è in erosione e molti sono i tratti che non arretrano perché protetti da opere di difesa rigide che hanno un notevole impatto sul paesaggio, la qualità delle acque e la sicurezza dei bagnanti; inoltre, spesso innescano l’erosione nei settori costieri adiacenti. È un fenomeno che trova le sue cause nella riduzione dell’input sedimentario da parte dei fiumi causato dall’abbandono dell’agricoltura, la costruzione di dighe, la stabilizzazione dei versanti e l’estrazione di inerti dagli alvei fluviali.

In alcuni casi, il flusso sedimentario lungo la costa è interrotto da opere portuali e moli guardiani delle foci fluviali. L’innalzamento del livello del mare, fino a oggi un fattore marginale, in futuro sarà forse il fattore dominante. Effetto delle variazioni climatiche in atto, sarà accompagnato anche da un incremento della frequenza e dell’energia degli eventi estremi.

La difesa dei litorali ha visto una nuova possibilità nell’alimentazione artificiale, con sedimenti, prima prelevati dalle pianure alluvionali, poi dai fondali marini, in ogni caso risorse non rinnovabili, il cui impatto ambientale non è stato completamente valutato. Oltre alla Difesa, altre strategie sono possibili, come l’Adattamento e l’Arretramento strategico. Il primo prevede la modifica delle strutture antropiche, per garantirne la funzionalità anche con un livello del mare più alto e una maggiore energia delle mareggiate (forse l’unica strada da intraprendere in molti centri urbani).

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LE PROSPETTIVE DEL TURISMO COSTIERO NEL NOSTRO PAESE

di Francesco Palumbo, Direttore della Direzione Generale Turismo, Ministero dei Beni Culturali e del Turismo

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Un importante cambiamento lungo le aree costiere riguarda la domanda turistica a livello internazionale. Ci troviamo di fronte a fenomeni di portata davvero senza precedenti – affrontati da Francesco Palumbo nel suo contributo – e che ci devono interessare non solo nei numeri ma anche nelle nelle forme che potranno assumere rispetto ai caratteri delle aree costiere italiane e ai problemi di cui soffre l’offerta turistica, a partire dalla stagionalità.

Una delle tendenze più forti e interessanti è la crescita di una domanda di qualità che non si accontenta del servizio alberghiero in prossimità del mare, ma che cerca un legame con il paesaggio e i beni culturali intorno, la natura e la gastronomia, e interessata a forme di mobilità sostenibili (pedonali e ciclabili, spostamenti in treno e con mezzi elettrici).

Il nostro Paese, proprio per le sue risorse e peculiarità, si deve attrezzare di fronte a questo scenario, aiutando i territori a capire le opportunità che si aprono e accompagnando sindaci e operatori del turismo verso scelte capaci di dare risposta a queste domande. 

POSADA, TUTELA E SVILUPPO DEL TERRITORIO

Sindaco di Posada

di Roberto Tola, 

A convincere il Ministero dei beni e delle attività culturali è stata la scelta di pianificazione e gestione delle trasformazioni del territorio che ha riguardato l’intervento previsto a Monte Orvile. Eppure, per chi osserva oggi l’area – una collina spoglia, vicina al mare, con una residua pineta alle pendici – è difficile capire le ragioni di un riconoscimento in quanto “buona pratica di tutela dell’integrità paesaggistica e di restituzione alla collettività”.

Quello che da un semplice sguardo non è possibile cogliere, è la storia amministrativa che c’è dietro la vicenda, perché grazie a un lungo cammino intrapreso più di 10 anni fa, l’Amministrazione comunale è riuscita a mettere al sicuro il territorio dalla speculazione edilizia e a salvaguardarla da fenomeni di dissesto idrogeologico che caratterizzano il territorio, oltre che da una standardizzazione dell’offerta turistica che troppo spesso travolge le località balneari.

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A convincere il Ministero dei beni e delle attività culturali è stata la scelta di pianificazione e gestione delle trasformazioni del territorio che ha riguardato l’intervento previsto a Monte Orvile. Eppure, per chi osserva oggi l’area – una 

collina spoglia, vicina al mare, con una residua pineta alle pendici – è difficile capire le ragioni di un riconoscimento in quanto “buona pratica di tutela dell’integrità paesaggistica e di restituzione alla collettività”.vedono, come racconta il Sindaco di Posada Roberto Tola, nel suo contributo. Nel marzo 2017, il Comune di Posada ha ricevuto una menzione speciale nell’ambito della candidatura per la selezione della realtà italiana che avrebbe rappresentato il nostro Paese al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa.

EROSIONE ANTROPICA E COSTA NEGATA. Una cartolina da Mondello

membro del gruppo di ricerca di O.P.C.I.

di Maria Capuozzo,  

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Una vacanza in Sicilia permette di vivere un’esperienza unica nel suo genere sotto vari punti di vista. Terra ricchissima di ogni tipo di bellezza - da quella paesaggistica e naturalistica a quella culinaria e artistica - rappresenta indubbiamente una meta turistica di eccellenza. A farla da padrone è la natura, che si manifesta in particolare nelle infinite sfumature di azzurro del mare e di oro della sabbia e che creano combinazioni inaspettate e ogni volta sorprendenti. Questa forza intrinseca, capace di sorprendere e di meravigliare anche chi ha già visto e viaggiato molto, si manifesta in particolare in quei luoghi dove la mano dell’uomo risulta essere ancora leggera, ovvero dove è ancora possibile entrare in contatto con il mare senza alcun intermediario.

Purtroppo, questi luoghi risultano essere sempre più rari mentre sono in aumento gli “intermediari”, termine con il quale possiamo indicare tutta quella sovrastruttura di stabilimenti e attrezzature che privatizzano e rendono esclusiva la fruizione degli arenili. In questo quadro ricade senza dubbio la spiaggia di Mondello. La sua notorietà come una delle spiagge più belle della Sicilia è ormai di dominio comune, nonostante numerose siano le polemiche e le contraddizioni che tale nome porta da tempo con sé.

 

Ho deciso di recarmi a Mondello nella giornata del 31 Luglio, per osservare in prima persona le condizioni che vi sussistono, in modo particolare quest’anno, in cui è stato necessario provvedere alla riorganizzazione della vita pubblica in generale e a quella delle spiagge in particolare, con la conseguente necessità di fornire spazi comuni adeguati alle esigenze di tutti, sia dal punto di vista dei costi che dei servizi offerti.

COSTE FRAGILI. 

Strategie, temi e azioni per lo sviluppo sostenibile

dall'omonimo Seminario di Studio, una sinossi di Lia Fedele e Amedeo Minischetti, 

membri del gruppo di ricerca di O.P.C.I.

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Le previsioni degli ultimi anni, elaborate sulla base di studi che si avvalgono dell’attività di ricercatori di ambiti interdisciplinari, individuano nelle coste le aree esposte a maggiori rischi, dovuti ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del livello marino (IPCC 2007).

I paesaggi costieri territorialmente costituiscono la transizione tra la terra e il mare, in cui la pressione dei fenomeni antropici acuisce la vulnerabilità di questi sistemi ambientali. I dati che raccontano il presente e ancor più quelli che stimano l’andamento futuro di alcune tendenze, richiamano l’attenzione a nuove strategie di intervento, adattamento e di pianificazione territoriale (Zanchini, Manigrasso 2017).

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Nel solco di queste riflessioni si è inserita l’iniziativa di “COSTE FRAGILI. Strategie, temi e azioni per lo sviluppo sostenibile”, di cui il Seminario di Studio dell’8 ottobre ha rappresentato il primo di tre appuntamenti culturali previsti nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2020 promosso da ASviS. La discussione è stata organizzata e moderata da Matteo di Venosa, architetto e docente dell’Università G. d’Annunzio/RUS e da Michele Manigrasso, architetto, PhD e Direttore dell’Osservatorio Paesaggi Costieri Italiani (O.P.C.I.) di Legambiente.

Alla tavola rotonda hanno partecipato Enzo Pranzini, geologo e docente dell’Università di Firenze, Gianmaria Sannino, oceanografo e ricercatore ENEA, Giuseppe Milano, ingegnere e ricercatore presso INU Puglia, Rita Miglietta, architetto e assessore alle politiche urbanistiche del Comune di Lecce, Giuseppe Taurino, sindaco di Trepuzzi e Federico Zanfi, architetto e docente del Politecnico di Milano.

Sinossi coste fragili
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