
COSTE 2100
rischi per le città e i paesaggi costieri italiani
Sono davvero impressionanti gli scenari di allagamento delle coste italiane elaborati da Enea, in collaborazione con CNR e altri centri di ricerca universitari italiani ed esteri.
Lo studio, in corso di realizzazione, sta producendo risultati molto interessanti, utili per provare a immaginare il futuro delle città e dei paesaggi costieri.
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I ricercatori hanno incrociato le proiezioni d’innalzamento delle acque al 2100 - prodotte dell’IPCC - con i dati riferiti alle altimetrie e ai fenomeni di subsidenza dei nostri litorali. Per effetto combinato dei diversi fattori, 40 aree costiere rischiano di scomparire: 13 di queste aree sono state mappate, per un totale di 384,8 km di costa allagata, corrispondente alla perdita di territorio pari a 5686,4 kmq.
In particolare a rischio sono una vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna; la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l’area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull’Isola d’Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana. Andando al Centro-Sud, ad essere minacciate sono la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia; Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria.
Intervista a Gianmaria Sannino, capo laboratorio modellistica climatica ENEA sul nuovo modello climatico
COSA RISCHIAMO DI PERDERE?
LO STUDIO DELL'OSSERVATORIO:
L'Osservatorio Paesaggi Costieri Italiani ha avviato un lavoro di approfondimento del fenomeno, per comprendere meglio cosa accadrà alle nostre coste, individuando territori e patrimoni a rischio, e per poter tracciare linee di indirizzo utili all’adattamento. Lo studio, realizzato dagli architetti Michele Manigrasso e Marilina Listorti, ha misurato gli effetti del fenomeno, per categoria di suoli, concentrandosi su 4 aree campione, tra le più vulnerabili: Cagliari, Oristano, Taranto e il Nord Adriatico. In queste aree, rischiano di scomparire, rispettivamente, 61,5 kmq, 124,5 kmq, 4,2 kmq e 5.451 kmq.
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Questo studio mira a individuare il patrimonio a rischio, misurando e classificando, per categoria di suolo, i territori che in base agli scenari potrebbero essere allagati.
Il bagaglio di dati che questo studio ci consegna è utile per individuare azioni di messa in sicurezza delle aree a rischio e, allo stesso tempo, per individuare quei territori di cui - per la loro permeabilità e condizione di naturalità - si potrà ragionevolmente accettare l'allagamento.
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Cagliari: a rischio 61 kmq

Oristano: a rischio circa 125 kmq

Taranto: a rischio 4 kmq

Nord Adriatico: a rischio circa 5452 kmq


Studio presentato durante il Convegno
"Il clima è già cambiato", organizzato da Legambiente in collaborazione con Unipol.
Un estratto è presente nell'omonimo
Rapporto 2019.